Chi pedala seriamente lo sa: la scelta dell’ammortizzatore posteriore può trasformare una bici buona in una bici eccezionale — o viceversa.
Sul mercato trovi due grandi famiglie: air shock (ad aria) e coil (a molla).
Entrambi hanno vantaggi e limiti, ma le differenze vere emergono quando si guarda sotto la superficie — lì dove entra in gioco la fisica, non il marketing.
1. Come lavorano davvero
Un ammortizzatore ad aria usa l’aria come molla: comprimendosi, l’aria oppone una resistenza proporzionale alla pressione interna.
Quando si comprime un gas, la legge di Boyle-Mariotte (P × V = costante) dice che, riducendo il volume, la pressione cresce in modo non lineare: più vai a fondo corsa, più la resistenza aumenta.
Per questo gli air shock hanno una curva elastica progressiva — utile per evitare i fondocorsa, ma meno prevedibile e più difficile da sfruttare tutta.
L’ammortizzatore a molla, invece, si basa su una spirale d’acciaio o titanio.
La legge di Hooke (F = k × x) descrive una risposta lineare: raddoppi la compressione, raddoppia la forza.
La molla reagisce in modo costante per tutta la corsa, offrendo grip e sensibilità eccellenti.
2. Il comfort e la sensibilità
Qui la differenza è netta.
Un sistema ad aria lavora con guarnizioni soggette a forte pressione, che generano attrito statico (detto stiction).
Più pressione metti, più queste guarnizioni premono contro le pareti del corpo ammortizzatore.
Il risultato?
All’aumentare del peso del rider — e quindi della pressione necessaria per ottenere il giusto sag — la sospensione diventa più rigida e meno sensibile alle piccole asperità.
Non è un difetto di taratura: è un limite fisico.
Una coil, invece, lavora a pressione atmosferica. Le guarnizioni devono solo trattenere l’olio idraulico, quindi l’attrito è minimo.
Questo spiega perché molti rider descrivono le sospensioni a molla come “burrose”: reagiscono a ogni minima irregolarità.
3. Il calore: il nemico nascosto dell’aria
Ogni volta che l’ammortizzatore si comprime, parte dell’energia si trasforma in calore.
In un sistema ad aria, quel calore aumenta la temperatura del gas, e secondo la legge di Gay-Lussac, la pressione cresce con la temperatura.
Durante discese lunghe o con rider pesanti, la pressione interna può salire anche del 10–15%, irrigidendo progressivamente la sospensione.
Lo senti: all’inizio morbida, dopo qualche minuto “legnosa”.
Una molla coil non soffre di questo problema: la molla non cambia comportamento con il calore e l’olio idraulico si scalda molto meno.
Risultato: comportamento costante dal primo al decimo minuto di discesa.
4. Peso e manutenzione
Gli air shock vincono a mani basse sul peso: anche 400–500 grammi in meno rispetto a una coil.
In discipline come XC o trail, dove conta l’efficienza, è un vantaggio reale.
Ma questo peso ridotto si paga in manutenzione: molte guarnizioni, camere multiple, pompe ad alta pressione e revisione più frequente.
Le molle, invece, sono quasi “eterne”: nessuna guarnizione sotto stress, manutenzione ridotta e comportamento stabile per anni.
5. Taratura e personalizzazione
L’aria offre un’ampia possibilità di regolazione: basta una pompa per cambiare risposta, e gli spacer permettono di modificare la progressività.
La molla, invece, è semplice: vuoi più durezza? Cambia molla.
Meno flessibilità, ma più coerenza.
6. Dove ognuno dà il meglio
- Air shock: trail, all-mountain, XC, bici leggere o chi vuole una risposta reattiva e facilmente regolabile.
- Coil: enduro, downhill, e-MTB, o chi cerca sensibilità costante e stabilità termica.
7. Tabella comparativa finale
| Caratteristica | Ammortizzatore a Molla (Coil) | Ammortizzatore ad Aria (Air Shock) |
|---|---|---|
| Principio fisico | Legge di Hooke (risposta lineare) | Legge di Boyle-Mariotte (curva progressiva) |
| Peso | Maggiore (acciaio/titanio) | Minore |
| Regolazioni | Cambio molla o precarico meccanico | Pressione e volume d’aria variabili |
| Curva elastica | Lineare, prevedibile | Progressiva, più rigida a fine corsa |
| Sensibilità piccole asperità | Eccellente (basso attrito) | Limitata (più stiction con alta pressione) |
| Stabilità termica | Invariata (nessun gas compresso) | Scarsa: surriscaldamento → pressione ↑ |
| Consistenza in uso intenso | Sempre uguale | Cambia con calore e carico |
| Manutenzione | Minima | Più frequente (guarnizioni, pressione) |
| Durata | Alta | Media |
| Comfort su lunghe discese | Elevato, costante | Calo di comfort e variazione risposta |
| Costo iniziale | Più basso (ma serve molla corretta) | Più alto, ma già pronto all’uso |
| Uso ideale | Enduro, DH, e-MTB | XC, Trail, All-mountain |
8. Conclusione
Scegliere tra molla e aria non è solo questione di peso o prezzo, ma di filosofia di guida.
Chi vuole una bici viva, reattiva e facile da regolare amerà l’aria.
Chi cerca coerenza, sensibilità e stabilità nel tempo non tornerà più indietro dalla molla.
Il trucco è capire dove e come pedali:
se scendi forte e a lungo, il calore e l’attrito dell’aria ti puniranno.
Se pedali tanto in salita o vuoi risparmiare peso, l’aria ti ripagherà.
La fisica non mente: ogni scelta ha la sua curva.
